Orfeo Goracci (Consigliere Regione Umbria) |
Che il Primo Ministro Renzi fosse stato supportato e spinto, nella sua irresistibile ascesa, dai potentati bancari e finanziari, non era certo un mistero, nemmeno al momento del suo " debutto " . Che i suoi provvedimenti fossero tutti orientati a soddisfare gli interessi del grande capitale, anche questo era ed è, ogni giorno di più, smaccatamente evidente. Quel che era sfuggito agli occhi dei più ( i giornali e le emittenti di regime non aiutano, evidentemente, a mettere in evidenza determinati "dettagli"....) è che il famoso " Jobs Act " non solo consiste di misure antipopolari, tutte improntate al neoliberismo più sfrenato e allo smantellamento di diritti storicamente conquistati dal movimento operaio; non solo si configura come tavola della legge della nuova eppur vecchissima religione della precarietà e del ricatto occupazionale . No, c'è molto di più ! Il " Jobs Act " è un copia incolla effettuato da Renzi ( un pò dietro pressione, un pò per sua intima convinzione ....... ) a partire dai " files " di Confindustria . Infatti, basta leggere il documento dal titolo " Proposte per il mercato del lavoro ", diffuso da Confindustria nello scorso mese di maggio, per rendersi conto della perfetta sovrapponibilità di questo testo con quello del " Jobs Act " . Grazie a quanto resta ( per fortuna ! ) del giornalismo d'inchiesta vecchio stampo, incarnato oggi solo da " Il fatto quotidiano " ( che riporta il dettato confindustriale ) e da pochissime altre testate, oggi sappiamo che è stato prodotto un "plagio consensuale ", del quale i lavoratori sono le vittime . Sono ormai lontani anni luce i tempi di Presidenti del Consiglio e Ministri del Lavoro come Donat Cattin (per non parlare di Brodolini, padre dello Statuto dei Lavoratori, che si definiva "Ministro dei Lavoratori " ), i quali, pur da posizioni moderate e interclassiste, sapevano mediare e spesso imporre a padroni del vapore ottusi e recalcitranti scelte chieste a gran voce dai lavoratori, dal movimento sindacale, dai settori più progressisti della società. Alla luce di quel che avviene, dovremmo smetterla anche di qualificare Renzi come "democristiano " : la Dc, da partito interclassista, sapeva rappresentare e mediare interessi opposti, magari con soluzioni che la nostra parte giudicava insufficienti e carenti . Renzi no, non media ! Egli esegue semplicemente quello che esige e pretende il turbocapitalismo dei padroni italiani, da sempre assistiti con cospicue iniezioni di soldi pubblici . Ecco allora il via libera ai licenziamenti, lo smantellamento, di fatto, dell'Articolo 4 che tutela la privacy del lavoratore, la fine del principio della giusta causa che da oltre 40 anni impedisce il totale arbitrio padronale nelle fabbriche . Basta confrontare il testo del "Jobs Act ", approvato dal Parlamento dei nominati, con il vademecum confindustriale e.....tutto torna . Addio a decenni di storia del mondo del lavoro, di avanzamenti in senso progressista e conquiste che hanno reso l'Italia più moderna, civile, giusta . Si chiude un capitolo di storia, lasciando il posto all'imbarbarimento delle relazioni sociali, alla lotta di tutti contro tutti e, in particolare, dei poveri tra loro . Non a caso nel documento confindustriale ( udite udite ! ) si parlava di abbassare le retribuzioni dei lavoratori italiani ( sic ! ) come antidoto alla
Stefano Dolcetta, vice presidente Confindustria |
Perugia, lì 28 / 11 / 2014
IL CONSIGLIERE REGIONALE
ORFEO GORACCI ( COMUNISTA UMBRO )
Nessun commento:
Posta un commento