Cambiamento sociale

“Una volta che il cambiamento sociale ha inizio, è impossibile invertirne il corso. Non si può rendere di nuovo ignorante una persona che ha imparato a leggere. Non si può umiliare una persona che si sente fiera. Non si possono opprimere i popoli che non hanno più paura. Abbiamo visto il futuro e il futuro ci appartiene.” - César Chávez

venerdì 23 maggio 2014

E SE ENRICO BERLINGUER ?!


Diciamoci la verità che tutti o almeno quasi tutti in fondo sappiamo che se Enrico Berlinguer fosse vivo si sarebbe vergonato di questo PD, e di questo fenomeno da baraccone che è Matteo Renzi, per questo pubblico un articolo molto interessante sulla questione.

SE ENRICO BERLINGUER FOSSE VIVO

"Poco tempo fa è uscito il film-documentario di Walter Veltroni in memoria di Enrico Berlinguer.
Ora a parte tutti i commenti possibili ed immaginabili sulla bravura o meno di Veltroni “regista” (che finalmente ha trovato lavoro) e a parte la recensione del film, sappiamo benissimo tutti come purtroppo ci sia ancora una parte dell’elettorato PD che vota tale partito pensando erroneamente che sia in qualche modo legato alla memoria e alle gesta di Berlinguer.
Allora ho pensato: “ma cosa sarebbe o non
sarebbe successo oggi se Enrico Berlinguer fosse ancora vivo e fosse stato magari segretario del PD al posto di Fonzie?“.
Se Enrico Berlinguer fosse vivo, ora Rodotà sarebbe Presidente della Repubblica.
Se Enrico Berlinguer fosse vivo, Berlusconi sarebbe stato eliminato dalla scena politica e non si sarebbe mai permesso di mettere piede nella sede nazionale del PD.
Se Enrico Berlinguer fosse vivo, forse avremmo smesso di comprare cacciabombardieri F35.
Se Enrico Berlinguer fosse vivo, forse non avremmo più soldati sparsi per il mondo a combattere guerre al soldo di altre nazioni.
Se Enrico Berlinguer fosse vivo, la lotta al conflitto di interessi sarebbe una legge dello Stato.
Se Enrico Berlinguer fosse vivo, la lotta alla corruzione sarebbe una legge dello Stato.
Se Enrico Berlinguer fosse vivo, il PD non avrebbe incassato i rimborsi elettorali.
Se Enrico Berlinguer fosse vivo, nella legge elettorale ci sarebbero le preferenze.
Se Enrico Berlinguer fosse vivo, la questione morale sarebbe stata prioritaria e non sarebbe stata ridotta a pura e vana chiacchiera con la quale riempirsi la bocca.
Se Enrico Berlinguer fosse vivo, esisterebbe ancora il senso e il piacere intellettuale della vergogna di fronte ad una indagine, condanna o rinvio a giudizio di un politico qualunque.
Se Enrico Berlinguer fosse vivo, le parole avrebbero continuato ad avere il senso che le appartiene.
Se Enrico Berlinguer fosse vivo, chi ruba è un ladro (e non un furbo).
Se Enrico Berlinguer fosse vivo, chi vive onestamente sarebbe un esempio per lo Stato (e non uno sfigato).
Se Enrico Berlinguer fosse vivo, il MoVimento 5 stelle non sarebbe mai nato.
Se Enrico Berlinguer fosse vivo, si sarebbe potuto continuare a pronunciare la parola “sinistra” senza provare imbarazzo.
Se Enrico Berlinguer fosse vivo, la RAI sarebbe pubblica e libera.
Se Enrico Berlinguer fosse vivo, non saremmo al 69° posto per libertà di stampa come paese semi-libero.
Se Enrico Berlinguer fosse vivo, non sarebbe mai andato nei pollai dei talk-show televisivi come Piazza Pulita o surrogati più o meno simili, ma sarebbe andato a parlare con la gente nelle strade e nelle piazze.
Se Enrico Berlinguer fosse vivo, non sarebbe mai finito su Vanity Fair o non sarebbe mai andato da Amici di Maria de Filippi.
Se Enrico Berlinguer fosse vivo, Renzi era il nuovo leader di Forza Italia.
Se Enrico Berlinguer fosse vivo, Civati di mestiere avrebbe fatto il paninaro.
Se Enrico Berlinguer fosse vivo, Vendola con la sua supercazzola estrema avrebbe interpretato il Conte Mascetti in un remake di “Amici miei” con Boldi e De Sica.
Se Enrico Berlinguer fosse vivo, tutti i parlamentari attuali sarebbero stati disoccupati.
Se Enrico Berlinguer fosse vivo … a pensarci bene, nel vedere come vi siete ridotti forse preferirebbe essere dov’è!
E lasciatelo riposare in pace.
(articolo di Edoardo Capuano)
http://www.ildisonorevole.it/se-enrico-berlinguer-fosse-vivo/

4 commenti:

Giovanni ha detto...

Vedo che per ora si parla spesso di Berlinguer. Ho già postato un commento al riguardo qui. Ma adesso, sempre con riferimento a quel commento, aggiungo:

e se il padre della svolta liberista del PCI fosse proprio il traghettatore Enrico Berlinguer?

PS. La finestra per postare i commenti non funziona troppo bene con IE e Chrome, non riesco a verificare i link inseriti
e se proprio in vista di quella svolta atlantico-liberista Berlinguer ricevette l'appoggio di Napolitano alla segreteria?

e se la questione morale non fosse altro che l'embrione dell'americanissimo politically correct che sta idiotizzando da troppo tempo il dibattito politico in italia?

E concludo, oggi che non è mio il mio lavoro, non è mia la mia casa e devo pure ringraziare di avere ancora un precario presente ma non un futuro, se di tutto questo fosse responsabile anche (e soprattutto) Enrico Berlinguer che molti si ostinano a voler salvare?

PS. L'anteprima dei commenti non funziona troppo bene con IE e Chrome, non riesco a controllare i link inseriti

Giovanni ha detto...

e infatti non è venuto il link al commento, è questo qui (http://sollevazione.blogspot.it/2014/05/per-fortuna-che-ce-m5s-intervista.html), commento delle 18.57. Non riesco avere il link del commento specifico su quel post.

Unknown ha detto...

Potresti avere ragione, in effetti. riguardo ai problemi tecnici credo sia un problema di Blogger vedo se cambiando qualche paramentro si aggiusta grazie comunque della segnalazione.

simoneboemio ha detto...

Processo a Berlinguer



Federico Caffè
Processo a Berlinguer
“L’Espresso”, 11 aprile 1982.
Federico Caffè, La solitudine del riformista. A cura di Nicola Acocella e Maurizio Franzini.
Bollati Boringhieri, Torino 2008, pp. 138-139.



Processo a Berlinguer


"Mi sembra che la caratteristica di maggior rilievo della linea economica del Partito comunista italiano, durante l’ultimo decennio, sia stata quella di un adattamento alle circostanze, in una sostanziale continuità di ispirazione.
Se si prescinde, cioè, dalle polemiche contingenti, lo spirito che condusse Togliatti ad affermare, nell’immediato dopoguerra, che occorreva soprattutto occuparsi della ricostruzione persiste nelle numerose occasioni di appoggio a misure governative rivolte a fronteggiare le difficoltà complesse e continue di questo tormentato decennio.
Nei fatti, malgrado ogni diversa apparenza, può dirsi che le forze progressiste del Partito comunista abbiano accettato un’effettiva, sia pure non dichiarata, politica dei redditi.
S’intende che ciò rispondeva al fine politico di una sempre attesa, e sempre rinviata, legittimazione del Partito comunista come forza di governo.
Ma ciò non toglie che alla critica sia stata associata una collaborazione che non può essere sottovalutata, in quanto ha contribuito, a mio avviso, al superamento delle vicissitudini congiunturali, pur lasciando irrisolti i nodi strutturali della nostra economia.

Gli effetti sull’economia italiana sono stati, pertanto, quelli di un apporto di rilevante importanza a una gestione dell’economia di corto respiro, che va avanti giorno per giorno, ma senza che siano in vista traguardi plausibili.
Frattanto, la critica del cosiddetto assistenzialismo, in quanto si presta a deformazioni clientelari; il ripudio di ogni richiamo alla valorizzazione dell’economia interna, in quanto ritenuta contrastante con la “scelta irrinunciabile” dell’economia aperta; il frequente indulgere al ricatto allarmistico dell’inflazione, con apparente sottovalutazione delle frustrazioni e delle tragedie ben più gravi della disoccupazione, costituiscono orientamenti che, seguiti da una forza progressista come quella del Partito comunista, anche se in modo occasionale e non univoco, possono contribuire ad allontanare, anziché facilitare, le incisive modifiche di fondo che sono indispensabili al nostro paese.
In ultima analisi, ho l’impressione che l’acquisizione del consenso stia diventando troppo costosa, in termini di sbiadimento dell’aspirazione all’egualitarismo, della lotta all’emarginazione, dell’erosione di posizioni di privilegio: aspirazioni che si identificano in quel tanto di socialismo che appare realizzabile nel contesto del capitalismo conflittuale con il quale è tuttora necessario convivere."